Domanda 1 di 20

Domanda 1

Con riferimento al testo, rispondi alla seguente domanda.
L’idea che esistano le razze e' uno stereotipo tipico della civilta' occidentale. Esso nacque tanto tempo fa, in una stalla. Circa nove secoli fa, infatti, i normanni avevano impiantato in Italia meridionale dei famosi allevamenti di cavalli, che chiamavano arazie. Proprio da questa parola e' derivato il termine “razza”, che vuol dire, percio', allevamento. Un animale e' di razza quando ci da' la garanzia che tutti i suoi discendenti avranno sempre le stesse caratteristiche, quali il colore del pelo, l’altezza, la velocita', ecc. Queste caratteristiche si chiamano fenotipi (caratteri visibili); essi si possono effettivamente consolidare per gli animali e le piante. Percio', gli allevatori, con incroci ben azzeccati, riescono a produrre sempre nuove razze di cani e di canarini, o di rose e fagioli. Per gli esseri umani, invece, e' inutile tentare di stabilizzare un numero di fenotipi sufficienti a costituire una razza, poiche' il patrimonio genetico della specie umana e' infinitamente piu' ricco di quello degli animali. I capelli o il colore della pelle, per esempio, sono solo due caratteri secondari rispetto a miliardi di altri caratteri decisivi, come il gruppo sanguigno, la resistenza a certe malattie, la capacita' di digerire certi cibi ecc. Selezionare una razza umana, dunque, e' un’impresa cosi' assurda che non passo' mai per la testa degli allevatori medievali (e perche' mai avrebbero dovuto considerare gli uomini alla stregua di bestie, e creare un popolo fatto di individui tutti uguali?). Il razzismo e' un’idea moderna, che nacque proprio dalla paura e dalla diffidenza che i popoli dell’Europa occidentale provarono quando scoprirono, nei nuovi continenti, la grande varieta' della specie umana. Fino al Cinquecento, infatti, gli europei erano abituati a pensare che i popoli della Terra fossero unicamente cristiani, ebrei, arabi e neri africani, come leggevano nella Bibbia. Ma quando entrarono in contatto con i mille e mille popoli americani, africani, asiatici e oceanici, ciascuno straordinariamente differente dall’altro, furono costretti ad ammettere che il loro vecchio schema, cosi' semplice e comodo, non funzionava piu'. Percio' elaborarono una nuova teoria, il razzismo, appunto: l’umanita' venne “divisa” in razze – bianchi, neri, rossi, olivastri, gialli – disposte in ordine gerarchico, con i bianchi europei in cima, in posizione dominante. Il mondo risulto' in questo modo piu' ordinato e questo ordine rassicuro' gli europei, a scapito degli altri popoli. Nel Novecento, la biologia ha dimostrato che non esistono razze umane. E – come pure la storia – ha mostrato che gli esseri umani evolvono in continuazione, cioe' cambiano a seconda dei tempi e dei luoghi, e non possono stabilizzarsi come gli animali. Se lo fanno, la loro cultura si fossilizza e, dopo un po’, decade e sparisce. Ma, come accadde per lo stereotipo dei nomadi presso i sumeri, le prove contrarie non hanno distrutto lo stereotipo della razza. Anzi, proprio nel nostro secolo esso e' stato rivitalizzato con una violenza inaudita, producendo il piu' grande genocidio della storia. Ancora oggi esso continua a rassicurare quelli che ci credono. Antonio Brusa, Le storie del mondo, le societa' preindustriali, vol.1, Bruno Mondadori, Milano 1999
L’espressione “si fossilizza” presente nel testo (in corsivo) significa:
lascia un’impronta nella civiltà del tempo
smette di evolversi e si irrigidisce
produce i fossili all’interno degli strati terrestri
smette di esplorare nuove terre e nuovi ambienti