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Una copia della prima edizione dell'opera magna di Charles Darwin e' stata appena battuta all’asta da Christie's a 114.560 euro. Cinquant’anni fa un privato l’aveva comprata a pochi euro. E ora il National Geographic si chiede quale potra' essere il futuro dell’umanita' dal punto di vista evolutivo. Continuera' cioe', ad evolversi, come stanno facendo altre specie viventi sulla Terra o quel processo e' terminato? La risposta di vari scienziati ha portato a quattro scenari molto diversi gli uni dagli altri. Il primo vuole che l’evoluzione sia conclusa. Questa ipotesi e' sostenuta da Ian Tattersall, antropologo del Museo di Storia Naturale di New York, che spiega: «Guardandoci alle spalle, vediamo un lungo cammino dell’evoluzione dell’uomo e questo potrebbe portarci a supporre che essa continuera' in futuro. Ma questa e' un’ipotesi errata». Secondo Tattersall, infatti, la teoria dell’evoluzione suggerisce che le innovazioni genetiche possano avvenire solo la' dove vi sono popolazioni isolate. Ne sono un esempio proprio le variazioni di specie dei fringuelli delle Galapagos, che hanno permesso a Darwin di formulare la sua teoria. Ma poiche' l’uomo si e' diffuso notevolmente su tutto il pianeta risulta assai difficile, secondo il ricercatore, che una variazione genetica possa diventare comune a tutta l’umanita'. Dello stesso parere e' anche Steve Jones, professore di genetica dell’Universita' College London, che esprime il suo pensiero in un lavoro che ha rivisto in chiave moderna la Teoria di Darwin. Per Jones «la popolazione umana potra' diventare piu' omogenea rispetto ad oggi, ma la “macchina di Darwin” ha perso la sua forza». Secondo Jones, infatti, la “sopravvivenza del piu' forte” e' un meccanismo che non interessa piu' l’umanita' nel suo insieme. Non sara' piu' solo il piu' forte a sopravvivere, perche' anche i deboli, grazie alla medicina, possono avere una vita lunga e trasmettere i propri geni ai “piu' forti”. Per altri scienziati invece, l’evoluzione potra' lavorare sull’uomo ancora a lungo, tant’e' che in una ricerca pubblicata recentemente su “Proceedings of the National Academy of Science”, si ipotizza, ad esempio, che le donne del futuro saranno piu' basse e robuste. Un team dell’Universita' di Yale, guidato da Stephen Stearns, ha scoperto che le donne attuali con tali caratteristiche, dovute a particolari cicli dell’ovulazione, tendono ad avere piu' figli rispetto a donne con caratteristiche fisiche diverse. E tali peculiarita' vengono trasmesse ai figli che, dunque, dovrebbero aumentare di numero. Anche secondo Geoffrey Miller, uno psicologo evoluzionista, c’e' ancora spazio per un uomo diverso da quello odierno. «Oggi si tende sempre piu' a scegliere un compagno di vita che ha successo dal punto di vista economico, una selezione naturale che tende a dare spazio alle persone piu' intelligenti». Una terza ipotesi vuole che l’evoluzione dell’uomo non sara' piu' legata a fattori biologici, ma a quelli tecnologici. Il futuro vedra' una selezione “innaturale” e non piu' naturale. Secondo Nick Bostrom, direttore del Future of Humanity Institute dell’Universita' di Oxford, l’evoluzione darwiniana viaggia su un binario troppo lento rispetto a quanto sta accadendo all’umanita', che sara' sempre piu' oggetto di clonazioni, di variazioni genetiche artificiali, di nanotecnologie. Questa visione del futuro dell’uomo vede un futuro di supersoldati e di atleti, al cui confronto quelli di oggi sono nulla, e addirittura viene evocata l’immortalita', in quanto, scannerizzando il cervello umano atomo per atomo, sara' possibile trasferire la sua struttura e quindi anche la mente ad un computer che potra' vivere in “eterno”. La quarta possibilita', infine, vede l’uomo in evoluzione quando si trovera' isolato su lontani pianeti che saranno stati colonizzati. La', secondo John Hawks, antropologo all’Universita' Wisconsin-Madison, l’uomo si trovera' cosi' isolato che cio' gli permettera' di evolversi per adattarsi ai nuovi mondi. Ma forse non lo potra' raccontare a nessuno. Luigi Bignami, L’uomo del futuro? Col cervello-computer, in «la Repubblica», 29 novembre 2009.Il titolo dell’articolo riprende:
la quarta teoria | |
la prima teoria | |
la seconda teoria | |
la terza teoria |